Dopo anni di incertezze avevo finalmente deciso di fare teatro ed eccomi lì, nell’aula buia del Teatro della Verità a fare risveglio muscolare con i miei nuovi compagni di corso.
Marzo 2020
“Niente ragazzi, ho parlato con il comune e non riapriamo nemmeno questa settimana”, dice Mirco Lanfredini, il nostro insegnante di teatro, in un messaggio vocale mandato sul gruppo WhatsApp dello spettacolo teatrale.
Era la prima settimana di marzo, nessuno sapeva ancora come si sarebbe evoluta la situazione e sinceramente ero sia preoccupata per a situazione, sia speranzosa si risolvesse velocemente.
Aprile 2020
È giovedì 23 e come tutti i giovedì sera mi sono collegata per la consueta lezione online di dizione con i miei compagni, prima di iniziare però Mirco ci fa una richiesta: vuole sapere come abbiamo percepito questa quarantena in relazione al teatro. Inizialmente sono perplessa, confusa, non so cosa scrivere, ma dopo qualche tempo comincio a ricordare tutte le sensazioni provate durante la quarantena.
Mi torna in mente la rabbia, la frustrazione a inizio quarantena dovuta all’impossibilità di poter uscire di casa, o del poter far lezione, mi ricordo come fossi costantemente nervosa perché una delle mie poche personali valvole di sfogo mi era stata tolta.
Ricordo però come, gradualmente, questi sentimenti avessero lasciato posto a una sensazione di alienazione: ormai mi ero abituata, non ci pensavo più molto.
Con l’avvicinarsi della fine di questo incubo però un sentimento nuovo sta sorgendo: la speranza. Sto cominciando a sperare di poter ricominciare a fare teatro, non mi importa se dovrò indossare mascherina e guanti, non mi importa se lo spettacolo si farà tra un anno, mi basta anche semplicemente ricominciare.
Irene Signorelli
Allievo Corso teatrale Intermedi